venerdì 14 agosto 2015

L'estate delle falene - Commento




Il libro, nell’edizione originale, è pubblicato da EL, una branca di Einaudi Ragazzi; la casa editrice lo consiglia a lettori di almeno 12 anni.







Si tratta di un romanzo di formazione: la questione dei furti è secondaria rispetto al tema della crescita di Marco e Giulia. Inoltre i tre amuleti che Ken regala ai suoi nuovi amici identificano i valori nuovi che i ragazzi incarneranno una volta oltrepassata la soglia del mondo adulto: il coraggio sarà il valore-guida di Marco, la responsabilità quello di Giulia, mentre il piccolo Tommaso – per via dei suoi otto anni – sarà la personificazione dell’innocenza.


Tommaso rielaborerà subito in maniera personale il messaggio del ciondolo: “Io sono sempre innocente, capito Giulia? Non sarà mai colpa mia!” Per la sorella e per Marco invece il processo di elaborazione e la conseguente identificazione con il ciondolo saranno più complessi: occorrerà un’avventura per far emergere nei due adolescenti le qualità indicate dalla giada.


Quindi un libro che parla della crescita, della strada che ognuno deve percorrere per trovare il proprio posto nel mondo.


Ma, come ricordavo nell’introduzione, questo dovrebbe essere un libro noir. Se un ragazzo andasse su Wikipedia per cercare una definizione di romanzo noir, troverebbe un solo collegamento col libro di Pasqualotto: l’ambiente boschivo di Valserra, che appunto è misterioso e oscuro, quindi noir, dal francese “nero, scuro”.


Ma nelle antologie scolastiche di medie e superiori il genere noir è classificato come sottogenere del romanzo giallo o – più precisamente – poliziesco. Secondo i manuali scolastici poi, la caratteristica principale del noir è che il lettore conosce le vicende dal punto di vista del criminale: almeno una parte (considerevole e fondamentale) di ciò che accade viene descritta puntando la telecamera sul malfattore, il lettore ne conosce i pensieri ed entra in contatto con la mentalità delittuosa del malvagio.


Nel libro di Pasqualotto tutto questo manca e – a dirla tutta – il crimine e la sua soluzione (peraltro abbastanza scontata) sono utilizzati dall’autore solo per offrire una conclusione rocambolesca ed avventurosa al percorso di crescita dei ragazzi.


Resta un cruccio, al lettore più grande: ma allora, se non è quello di Pasqualotto, se non è quello dei manuali scolastici, il Noir che cos’è? Forse ci daranno una risposta gli altri volumi della collana edita dall’Espresso…


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